• Idee
  • 21/10/2020
  • Daniele Catozzella
Responsabilità nel digitale

INTRO: Spesso le discussioni degli esperti sui rischi del digitale presentano un solo colpevole: noi genitori. Ma è davvero così?

Questo articolo è volutamente provocatorio e lo scrivo perché, da esperto, ma anche da genitore:

sono stanco di questa continua colpevolizzazione dei genitori perché quasi mai accompagnata da sostegni concreti.

Spaesati, confusi, terrorizzati e al tempo stesso con molto meno tempo a disposizione nella giornata rispetto alle generazioni precedenti.

Questa è la famiglia oggi, messa di fronte ad una realtà digitale sconfinata nelle sue opportunità, nella sua rapidità di evoluzione e nei suoi rischi:

con dispositivi, piattaforme, comandi vocali immersi nella quotidianità familiare, spesso nemmeno più accompagnati da un classico libretto di istruzioni cartaceo.

Sono sempre stato critico in questo blog sulla disattenzione, sulla tendenza a minimizzare i rischi dell’impatto del digitale nella vita dei nostri figli da parte di noi genitori, ma, al tempo stesso, continuo a proporre idee e strumenti per noi.

I tanti approfondimenti che trovate sul blog, come il generatore di regole per lo smartphone o il Gioco dell’Oca, hanno per me il senso di rispondere ad un bisogno dei genitori che non può continuare ad essere liquidato con frasi come:

Tutta colpa di questi genitori! Ma dov’erano i genitori mentre succedeva questo? –

Certo, ma chi intorno aveva il dovere morale o istituzionale di dare un supporto, per l’appunto:

– Dov’era? –

Genitori e digitale oggi

Chi prova oggi ad approfondire i rischi del digitale per bambini e ragazzi si accorge di un incredibile lacuna che ai genitori è chiesto di colmare.

Le piattaforme più diffuse e popolari, dai social a WhatsApp fino ai videogiochi multiplayer, non sono minimamente in grado di costruire un’area realmente Kids come spesso, da sole, amano definirle.

Lo abbiamo visto ad esempio nella guida pratica all’utilizzo di YouTube Kids o scoprendo come proteggere i nostri figli su Tik Tok.

Ogni piattaforma presenta problemi enormi nella sua gestione e rischi che, in alcuni casi, hanno portato a drammatiche storie di cronaca finanche a casi di suicidio tra i giovanissimi.

Quelle piattaforme propongono spesso un sistema di parental control (controllo genitori) inefficiente e incapace di fermare contenuti a rischio, falsi o di informare realmente noi genitori.

E intanto, l’idea di un semplice atto come quello di vietare l’accesso a piattaforme o dispositivi per i nostri figli è spesso irrealizzabile.

Il digitale è tutto intorno a noi e ha grandi opportunità per la crescita di bambini e ragazzi quindi censurare non può essere una risposta efficace per la loro crescita.

Le responsabilità degli altri: il ruolo della scuola

La scuola, con alcune eccezioni importanti e valide ma numericamente insufficienti, ha preso atto del mondo digitale con molta lentezza, superficialità e mancanza di consapevolezza del suo impatto nella vita di bambini e ragazzi.

Nonostante il suo ruolo e le tante competenze utili per fare un’analisi degli strumenti digitali migliore di quella di noi genitori, solo ora e con ordine sparso inizia a preoccuparsene realmente.

Quando è arrivata, violenta e inaspettata, la didattica a distanza è stato chiesto a noi genitori di correre a creare account, attivare piattaforme, tutte private. (vedi la lettera alla ministra Azzolina del prof. Meo).

Bisognava fare in fretta, salvaguardare la didattica, forza genitori alle armi!

Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere accompagnati in questa nuova avventura, dal punto di vista tecnico e anche in termini di consapevolezza di come la scuola cambiava con questa nuova tipologia didattica.

Ma non è solo un problema della scuola, cui ho dedicato i 10 video per educare al digitale nella didattica a distanza.

Le Istituzioni

Lo Stato, che garantisce con i suoi sistemi, di istruzione e di welfare, il supporto alle famiglie nella crescita dei propri figli: cosa sta facendo?

Le istituzioni, da tempo e con la loro purtroppo atavica lentezza, cercano di adeguare lo Stato e i suoi sistemi al digitale mentre dovrebbe essere il contrario, ovvero, lo Stato dovrebbe pretendere che il digitale si adatti ai suoi principi costituzionali e alle sue norme.

È in questo quadro che mi permetto un titolo provocatorio come quello di questo articolo.

Il digitale è una sfida per tutti ma, io credo, lo è anzitutto per chi, in un modo o nell’altro, docente, educatore o legislatore, ha delle responsabilità perché dovrebbe, con le sue competenze e in tempi rapidi, occuparsi di questi temi e mettersi al servizio delle famiglie in modo concreto.

Le esperienze rivolte ai genitori come la piattaforma benessere digitale proposta da Google o quella per la prevenzione contro il bullismo di Facebook sono utili, ma restano iniziative private.

È invece urgente supportare le famiglie con le risorse istituzionali pubbliche: scuola, università, biblioteche ovvero quei luoghi costruiti dalla nostra società per il benessere e la crescita positiva di bambini e ragazzi.

Questa è la responsabilità che io, nel mio piccolo, sento ogni volta che scrivo sul blog.

I media

Infine, queste responsabilità, dovrebbero essere condivise anche dai media, sempre pronti a lanciarsi in titoloni drammatici mettendo da parte ogni successiva informazione utile ai genitori per superare quel particolare problema.

Ad esempio, la recente sentenza del tribunale di Parma che ha stabilito che i genitori devono controllare e monitorare le attività sullo smartphone dei propri figli.

La gran parte dei giornali ha titolato – I genitori devono controllare lo smartphone!

Poi, però, più niente.

Concretamente come si fa? Come ci si organizza in famiglia?

Nessuna risposta, solo questa continua tensione verso noi genitori che ci provoca ansia, paura e che, appunto, non trova molte risposte.

Conclusioni

Sono tante le sfide che abbiamo davanti come genitori e molte le responsabilità nell’informarci e nel tenere aperto sempre un dialogo con i nostri figli anche sul loro mondo digitale.

Non dimentichiamo però di pretendere strumenti efficaci da chi, con una delega superficiale, ci chiede conto dei nostri comportamenti.

Facciamoci sentire, quando serve, affinché le istituzioni che ruotano attorno alla vita dei nostri figli e della nostra famiglia facciano la loro parte e lo facciano presto!

Che ne pensi? Se condividi il mio punto di vista aiutami a diffonderlo, facciamoci sentire!

A presto.

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